Docente di sostegno scelto dai genitori, scontro tra sindacati, Garante e associazioni

da | Apr 16, 2025 | Mondo Scuola

Dopo l’impugnazione da parte di alcuni sindacati del decreto ministeriale 32 del 26 febbraio 2025, che prevede la conferma dei docenti di sostegno in base alle scelte delle famiglia di alunni con disabilità, sono intervenuti a difesa del decreto l’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap (FISH) e il Movimento Italiano Genitori (Moige).

Le posizioni contrarie all’impugnazione

Interverrà con il patrocinio dell’Avvocatura dello Stato l’Autorità Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità, organo collegiale istituito con dl 5 febbraio 2024 n. 20, per tutelare il diritto d’inclusione scolastica. Ha spiegato Maurizio Borgo, presidente dell’Autorità: “Saremo al fianco degli studenti con disabilità e delle loro famiglie perché sia affermato, in concreto, il diritto degli studenti con disabilità ad una effettiva inclusione”.

La FISH ha espresso “profonda contrarietà” nei confronti del ricorso da parte dei sindacati, “poiché la norma contestata introduce strumenti importanti per garantire maggiore continuità didattica agli alunni con disabilità, elemento essenziale per una reale inclusione scolastica”. Per questo la federazione si costituirà in giudizio a sostegno del decreto legislativo.

L’iniziativa sindacale è stata criticata anche dal Moige, ritenendola lesiva del diritto delle famiglie con figli disabili a partecipare al percorso educativo, ribadendo che la continuità didattica è fondamentale e che la richiesta di conferma del docente di sostegno da parte del genitore è una tutela.

Cosa prevede il decreto

Il decreto stabilisce che, previa richiesta della famiglia dello studente con disabilità, avvallata dal Dirigente Scolastico (DS), un docente di sostegno a tempo determinato può essere confermato sul posto occupato.

A impugnare il decreto sono stati i sindacati UIL Scuola RUA, FLC CGIL e Gilda Unams, con ricorso al TAR del Lazio, perché ritenuto lesivo dei principi di trasparenza, imparzialità e pari accesso alla funzione pubblica, sanciti dalla Costituzione.

Secondo i sindacati, la norma comprometterebbe la regolarità del reclutamento bypassando le graduatorie nazionali vigenti, altera il ruolo del docente di sostegno, condiziona la libertà di insegnamento al consenso delle famiglie e supera le competenze collegiali nella definizione degli organici.