Cinque giorni di stravizi a tavola possono alterare l’attività cerebrale

da | Apr 29, 2025 | Scienze e Tecnologia

Avreste mai detto che cinque giorni di cibo spazzatura sono sufficienti ad alterare l’attività cerebrale? “Ma dai, in fondo è festa!” capita di sentirsi dire, durante i giorni festivi, da quanti invitano ad abbandonare il controllo a tavola. È vero: quando si sta troppo attenti alle calorie o alla qualità di quello che si mangia, ci si gode le vacanze a metà, ma è altrettanto vero che il nostro organismo non fa distinzione tra festività e tempo ordinario. Dunque, va da sé che gli intingoli producano lo stesso effetto, sul corpo, indipendentemente da quando li si ingurgiti.

La scoperta

E ora la scoperta, appunto, che non è necessario assumere continuativamente cibi saturi di zuccheri e grassi per alterare gli equilibri dell’organismo, bastano appena cinque giorni. A stabilirlo è uno studio pubblicato su Nature Metabolism mostra, nelle persone che si alimentano male, gli effetti nocivi di una ridotta sensibilità all’insulina. Ad esempio, obesità e malattie ad essa collegate. Stephanie Kullmann, neuroscienziata dell’Università di Tubinga, in Germania, ha dimostrato che cinque giorni di eccessi di alimenti ultraprocessati particolarmente insalubri cambiano l’attività cerebrale di uomini adulti sani, anche se il loro peso e la loro composizione corporea non vengono alterati.

La risposta all’insulina

A subire variazioni è la risposta all’insulina, l’ormone che il pancreas rilascia per regolare gli zuccheri nel sangue e che sul cervello ha l’effetto di regolare l’assunzione di cibo, perché attenua la sensazione di fame. Il team ha reclutato 29 volontari di sesso maschile e ha sottoposto 18 di loro a una dieta ipercalorica di 5 giorni. Al termine di questo periodo, il gruppo aveva un’attività aumentata in tre regioni cerebrali coinvolte nella risposta ai cambiamenti alimentari e alla ricompensa.

Minore attività cerebrale

Una settimana dopo la fine della dieta, i volontari manifestavano una minore attività cerebrale in due regioni associate alla memoria e alla risposta a segnali visivi legati al cibo. L’ipotesi è che i cambiamenti indotti dalla dieta nel cervello possano dunque essere l’anticamera della resistenza all’insulina “periferica”.