Che l’occupazione sia calata negli ultimi dieci anni è ormai un dato di fatto, tuttavia non è diminuita allo stesso modo in tutta Italia. Alcune province sono sprofondate, altre hanno retto, qualcuna è persino riuscita a crescere.
Seppur ancora ben lontani dai livelli pre-crisi, gli ultimi anni hanno segnato una lenta ripresa dell’occupazione un po’ in tutto il Paese alcune province spiccano particolarmente in questa risalita: è il caso di Bolzano, con un tasso di occupazione del 72,9%, di Bologna (71,8%) e di Milano (69,5%). Davvero ottimi risultati, tenendo conto che la media nazionale si ferma al 58%. Le peggiori, invece, sono Palermo e Caltanissetta (38,5%), Foggia e Reggio Calabria (37,5%). Ma se è il Sud ad aver risentito maggiormente del periodo di crisi, anche al Nord alcune province non hanno retto bene. È il caso di Ravenna (-6,9% negli ultimi dieci anni) e di Imperia (-8,4%). Solo tre, invece, hanno affrontato la crisi con numeri positivi: Venezia (+4,8%), Livorno (+4,4%) e Pisa (+4,3%). In ogni modo, secondo quanto emerge dal Rapporto di Manageritalia che con AstroRicerche ha esaminato i dati Istat 2017, delle 103 province italiane, solo 35 mantengono numeri positivi.
Il rapporto Istat 2017 sull’occupazione però riserva anche una novità positiva: ad accelerare sulle assunzioni, non sono solo le grandi multinazionali, ma anche circa 75mila piccole e medie imprese. Si tratta di aziende per lo più legate ai servizi di mercato e che si distinguono per produttività elevata (+5% della media), un costo del lavoro più basso (-15%) e retribuzioni superiori, con una forza del lavoro più giovane e istruita. Piccole e medie aziende, insomma, dove a contare davvero sembrerebbe essere il capitale umano.