Il secondo spin-off della saga di Star Wars dedicato alle avventure di un giovane Han Solo, è uscito nelle sale italiane il 23 maggio 2018.
Un film carico di aspettative, soprattutto per la responsabilità del giovane attore Alden Ehrenreich, che purtroppo sono state, almeno in parte, deluse.
LA TRAMA:
Molti anni prima di incontrare Luke Skywalker e il Maestro Jedi Obi-Wan Kenobi su Tatooine, un ragazzo del pianeta Corellia ha una missione da compiere. Un percorso che lo porterà a diventare lo scaltro contrabbandiere spaziale che abbiamo conosciuto e amato nella prima trilogia (1977): non solo un personaggio spavaldo e ironico, quindi, ma anche cinico e diffidente nei confronti di tutto e tutti, soprattutto delle donne. Un meccanismo di difesa che cela un cuore d’oro generoso.
Dopo un breve intro, Han conosce in modo decisamente singolare il suo migliore amico, il fedele wookiee Chewbecca, e il suo mentore, un esperto criminale di nome Beckett, interpretato dall’attore Woody Harrelson. I trucchi del malvivente insegnano ad Han come costruirsi la propria fortuna, cosa che finisce inevitabilmente per fargli perdere quell’ingenuità tipica che caratterizza tutti i giovani.
Un passaggio fondamentale è senza dubbio la narrazione di come il futuro pilota dell’Alleanza Ribelle vince il Millennium Falcon contro Lando Calrissian (Donald Glover)nel rischioso torneo di carte citato nella trilogia originale.
IL FILM:
A livello di contenuti c’è tutto quello che in Solo ci doveva essere, ma quello che da la sensazione che il film non decolli mai veramente sono la mancanza di emozione, avventura e passione. Lo spettatore non viene mai veramente trasportato nel mito di Star Wars, gli viene solo mostrata una parte di ciò che succede nella galassia, senza soffermarsi nella mitologia spaziale che ha incantato nei precedenti film.
Ron Howard fa avanzare l’azione a colpi di laser e baci rubati, scrivendo un racconto convenzionale privo di spinta epica o efficacia narrativa.
Sono senz’altro presenti la suspense e il fascino a cui i film di Star Wars ci hanno abituati. Malgrado ci siano inseguimenti, avventure, sparatorie, una missione spericolata, un intrecciarsi di giochi e doppi giochi, il film riesce a non appassionarci mai come vorrebbe.
La sensazione è che tutti questi elementi e tutti questi clichè cinematografici che in qualche modo coinvolgono lo spettatore, servano per mascherare l’assenza di una storia solida e ben articolata.
Altro punto dolente del film: la recitazione di Alden Ehrenreich non riesce a emulare in modo abbastanza convincente il ruolo e la performance di Harrison Ford. Per quanto per tutto il film cerchi di ostentare disincanto e canaglieria il tentativo non convince completamente, forse non tanto per l’interpretazione in sè, ma per la mancata somiglianza con il personaggio che siamo abituati a conoscere. Questo nuovo Han Solo emula solo in parte la trasgressione del Solo di Harrison Ford.
Le battutine inoltre, che da Han ci saremmo aspettati pungenti e fortemente ironiche, risultano poco coinvolgenti, quasi scontate e vanno a segno solo in parte.
Probabilmente il grande e unico limite di questo film è la responsabilità di raccontare la storia di uno dei soggetti più amati e iconici dell’intera saga. Una responsabilità che, a quanto pare, ha inibito una storia che senza dubbio poteva essere sviluppata in modo più emozionante.
Il finale, inoltre, non colpisce. Manca di pathos e non suggerisce un reale cambiamento nel temperamento e nella personalità del protagonista, che sembra vivere ciò che accade come qualcosa di estremamente naturale e poco sofferto.
Nonostante l’intero svolgimento ci abbia dato una vaga idea di come Han Solo debba essersi sentito, non capiamo cosa sia scattato dentro di lui per farlo diventare uno dei personaggi più amabilmente cinici della storia del cinema e, soprattutto, come sia avvenuta tale metamorfosi. É chiaro l’elemento scatenante che ha portato a tale cambiamento, ma il film manca totalmente di svolgimento, almeno da questo punto di vista.
Per concludere, sappiamo che il rischio delle Star Wars Stories è il confronto, il non essere all’altezza, ma questa è solo la nostra opinione.
Vi consigliamo perciò di vederlo, per farvi un’idea di come Ron Howard abbia deciso di sviluppare la storia personale di questa colonna portante della Saga.