Il postino suona sempre due volte? Chissà se anche la macchina che prenderà il suo posto verrà programmata in questo modo. È infatti ormai assodato che aziende come Amazon, Starship e Kiwi stiano progettando dei veri e propri robot per la distribuzione, dotati di un’incredibile intelligenza artificiale, con l’obiettivo di sostituire al più presto corrieri e postini.
L’obiettivo finale, come è facilmente intuibile, sta nel risparmiare il costo che viene riservato alla distribuzione, quindi l’idea di creare dei robot che siano in grado di spostarsi e distribuire i pacchi ai corretti destinatari autonomamente e velocemente. Tutto questo con il risparmio da parte delle aziende di stipendi, ferie, maternità o giorni di malattia dovuti invece al personale lavorativo. Le uniche spese necessarie per queste macchine riguardano ovviamente l’acquisto iniziale, la manutenzione e il monitoraggio, indispensabili per assicurare sempre la sicurezza e dei risultati ottimali.
Per ora i robot non sono ancora al top della precisione, ma possono muoversi e sono autonomi nella guida seppur con una certa lentezza e l’incapacità di fare le scale.
Motivo di discussione è naturalmente la perdita di lavoro da parte dei corrieri tradizionali, ma seppure sia proprio questo l’obiettivo delle grandi aziende, per il momento i postini di tutto il mondo possono ancora stare tranquilli: saremo pronti a questa innovazione solo quando i robot saranno in grado di aver le stesse, se non migliori, performance di quelle umane. Le grande aziende infatti si aspettano velocità, precisione e nessun margine di errore da parte di queste macchine. Ad oggi non son ancora disponibili robot con queste caratteristiche, ed è importante considerare anche l’alto rischio di furto delle macchine durante le loro ore di servizio.
In ogni caso, l’ostacolo maggiore resta quello di riuscire creare robot in grado di salire e scendere le scale trasportando con la dovuta cautela i pacchi: ad oggi i robot prototipi sono in grado di portare un pacco solo se il percorso è privo di troppi impedimenti come traffico, incroci, parcheggi e passaggi troppo stretti.
Da non sottovalutare nemmeno l’incapacità, almeno per il momento, dei robot di cogliere differenze tra le persone, non in termini di identità ma di situazione: giovane o anziano, sano o malato, tranquillo o in difficoltà. Il fattore empatia, tipico dell’essere umano, sarà forse lo scoglio più difficile da superare perché i sensori necessari ai robot sono ancora, ad oggi, costi stimati.
Per quanto riguarda la perdita del lavoro da parte dei dipendenti attuali, c’è già chi ipotizza un welfare capace di tenere a bada i malumori, anche con un’eventuale tassazione sui robot. Tutto dipende, insomma, da quali saranno i prossimi sviluppi. Anche quelli di piccole macchine, all’apparenza non troppo invasive, come quella appena presentata da Amazon per la distribuzione porta a porta.