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Il professionista che guida la trasformazione digitale dell’azienda è un po’ marketer, un po’ informatico, un po’ umanista
Sono ancora molte le imprese che tendono ad associare la parola digitale a tecnologia, in realtà però essere all’avanguardia e rimanere competitivi sul mercato sta a significare molto di più. Si tratta infatti di venire a patti con rischio e incertezza, edificare un vero e proprio rapporto relazionale con i propri clienti, in un mondo sempre in cambiamento e continua evoluzione.
Secondo la recente ricerca di Gartner, sono circa 125.000 le grandi organizzazioni che stanno affrontando iniziative di Digital Transformation e gli amministratori delegati si aspettano un aumento delle entrate dal digitale di oltre l’80% entro il 2020. Un’altro studio da parte di Talent Garden in collaborazione con Intesa Sanpaolo, ha sottolineato che il 23% delle PMI italiane ha intenzione di assumere un esperto di trasformazione digitale entro il 2020.
È proprio in questo scenario che spicca la figura del Chief Digital Officer (CDO), per l’appunto il responsabile delle attività digitali nonché il supervisore della Digital Transformation aziendale che, attraverso l’utilizzo delle più innovative tecnologie, metodologie e applicazioni digitali, ottimizza processi organizzativi, servizi e prodotti portando l’impresa nella Digital Economy.
Per entrare nello specifico, il CDO si occupa di identificare la strategia aziendale; comprendere i diversi stakeholder; mappare interessi, obiettivi e metriche di business; conoscere le basi finanziarie d’impresa e i principali indicatori; definire il modello di business; comprendere e analizzare i segmenti di mercato e i relativi bisogni; mappare le diverse tipologie di clienti attraverso strumenti specifici; definire le personas e la customer journey; comprendere i concetti di Business Intelligence, Data Mining e Predictive Analytics; comprendere le logiche della programmazione e distinguere le principali tecnologie utilizzate; conoscere la metodologia DevOps.
È evidente, quindi, che si tratta di una specifica figura professionale di cui necessitano tutte le aziende che abbiano l’ambizione di approdare nel digitale, per assicurarsi una Digital Strategy focalizzata sulla crescita della Brand Reputation e dei fatturati, sfruttando le potenzialità dei social media e del web marketing.
Non stupisce che i campi lavorativi maggiormente interessati nella ricerca di questa figura professionale siano quelli più orientati al consumatore, come i canali di informazione, i media tradizionali, l’intrattenimento e altri prodotti di consumo. In ogni caso, il ruolo del CDO sta acquisendo terreno anche in tutti gli altri settori, non ultima la pubblica amministrazione.
Dal punto di vista gerarchico, all’interno dell’azienda, il CDO è una figura ancora controversa e discussa: difficile infatti stabilire se debba collocarsi al di sopra, al di sotto o a fianco di altri ruoli professionali come il CEO (Chief Executive Officer) o il CIO (Chief Information Officer). In base al tipo di organizzazione e di azienda, può posizionarsi in tutte e tre le possibilità. Infatti, affinché possa svolgere al meglio il suo lavoro, il Chief Digital Officer non può fare a meno né del sostegno del Direttore Informatico, né di quello dell’Amministratore Delegato. Si tratta di una figura molto trasversale che per operare nel miglior modo possibile deve poter contare su una corretta comunicazione con i più diversi settori aziendali: dall’amministrativo all’IT, dalle risorse umane al marketing e alla comunicazione.
In ambito italiano, il CDO ha un compito se possibile ancora più difficile. Infatti oltre al dover portare un cambiamento nell’organizzazione aziendale, deve fare i conti anche con una particolare natura culturale. Il primo muro da abbattere sarà per convincere l’azienda non solo del proprio valore, ma di quello di tutto il progetto digital sul mercato nazionale e internazionale. Una volta affrontato questo primo non trascurabile ostacolo, il passaggio successivo sarà di mettersi in perenne ascolto delle diverse opinioni e idee che circoleranno per l’azienda e cercare di sintetizzarle in progetti in cui tutte le parte possano riconoscersi.
Secondo Alberto Giusti, imprenditore in ambito digital e fondatore della community Digital Building Blocks: «Il digital è uno strumento, bisogna essere in grado di creare una strategia conoscendo le potenzialità del digitale. Chiunque parli di ‘mondo reale’ e ‘mondo virtuale’ è vecchio, è come se qualcuno parlasse del mondo al telefono e il mondo fuori dal telefono. Il telefono è parte del mondo, e così il digital. Bisogna conoscere i singoli strumenti, capire i benefici che possono portare, ma il Chief Digital Officer non deve scendere nel tecnico, deve sapere come queste cose funzionano e metterle in equilibrio in una strategia che comprenda online e offline».
Prosegue Giusti: «Il CDO è un soggetto che ha una solida competenza nel business in cui opera, è un uomo di mercato, che conosce le dinamiche del suo settore. […] È un soggetto che ha dei chiari obiettivi di business, e tipicamente è il primo candidato a diventare poi l’amministratore delegato dell’azienda dopo tre/cinque anni. È una figura importante in azienda perché può portare davvero una crescita a due cifre».
Illuminante è sicuramente l’esperienza di Paul J. Walsh, Senior Vice President e Chief Digital Officer di Lenovo. Di chiare origini irlandesi, ha lavorato in aziende come Microsoft, Amazon, Dell e Visa e, a dicembre, è diventato top manager di Lenovo, in una posizione tanto articolata quando strategica.
«L’esperienza d’uso di un cliente può avere risultati diversissimi, – spiega Walsh – anche nel caso in cui si tratti di due profili simili. Noi lavoriamo per costruire una relazione con il cliente in modo che sia lui stesso a darci lo spunto su come agire. Ed è fondamentale prestare attenzione a queste indicazioni e tradurle in azioni migliorative».
«Il freno più grosso alla Digital Transformation sono le culture. – prosegue Walsh – Bisogna assicurarsi che tutta l’azienda sia allineata perché ogni dipendente è fondamentale alla trasformazione».
Insomma, affinché il lavoro del CDO possa avere il massimo successo, è indispensabile che questa figura abbia molteplici interlocutori e possa attingere liberamente dalle più diverse divisioni aziendali, facendo così in modo che vari dipendenti lavorino anche per lui. Non a caso sempre più aziende, comprendendo il ruolo cruciale e strategico del CDO, stanno procedendo lasciandogli (quasi) carta bianca.