In un’epoca nella quale i social media costituiscono un’ossessione per una grandissima fetta della popolazione mondiale e l’immagine che si presenta sugli stessi ha un percepito fortissimo, si sente la necessità di una figura professionale che sappia interfacciarsi con questo complesso e affascinante universo.
Se pensiamo ad alcuni degli influencer più famosi del momento, ci accorgiamo che molti di loro hanno avuto bisogno, almeno in un primo momento, di qualcuno che li aiutasse a creare un’immagine forte di sé e del loro business. Ad esempio, la fashion influencer italiana per eccellenza, Chiara Ferragni, ha creato il suo blog “The Blonde Salad” nel 2009 con l’aiuto dell’allora fidanzato Riccardo Pozzoli, esperto di marketing, imprenditore e fondatore i diverse start-up.
Si può dire, dunque, che le nuovi professioni che stanno nascendo in questo periodo, devono necessariamente possedere più di qualche nozione sul marketing e sulla gestione aziendale.
Queste si chiamano personal brander business celebrity builder. Il magazine Forbes le ha posizionate addirittura ai primi posti tra le 13 nuove professioni per sopravvivere alla quarta rivoluzione industriale.
A confermarlo anche un’indagine commissionata dal governo britannico alla società FastFuture, che si occupa di studi di settore legati a scenari futuri e di definire strategie di investimento strategico. Dalla ricerca emerge che al primo posto tra i nuovi mestieri, da qui al 2030, c’è proprio il personal brander, un super-consulente a cui ci si affida per costruire e gestire se stessi come un marchio di qualità, attraverso un uso corretto di strumenti online e offline.
Secondo i dati di settore raccolti da Google Trend, ciò che risulta evidente è che l’interesse nei confronti di questa nuova professione abbia subito un incremento nel giro di qualche anno: dal 2004 a oggi, le ricerche intorno ai servizi e alla professione del personal brander sono cresciute del 196,3% a livello mondiale (da una media del 27% al mese nel gennaio 2004 a una crescita dell’80% al mese nel maggio 2018, un tasso di crescita triplicato rispetto all’anno di partenza).
In particolare, i paesi più orientati verso questa scelta sono i Paesi Bassi, l’Indonesia, la Spagna, il Messico, gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia. Solo in l’Italia nell’ultimo anno, si registra una crescita del 13%. L’interesse verso il personal branding ha superato di gran lunga quello per il self marketing e la self communication. Nello specifico, nel solo 2017 Google Trend quantifica a livello mondiale un incremento del 60% delle ricerche al mese sulla parola branding e un picco del 100% al mese sul termine personal branding, una cifra pari a quella sul self marketing.
Questi dati potano a una diretta riflessione: se da un lato la comunicazione e il marketing hanno sempre soddisfatto le esigenze di un brand, di un’azienda, oggi la vera ambizione del professionista della comunicazione è dunque quella di trasformare ogni cliente in un marchio.
Sicuramente per intraprendere un percorso formativo in questa direzione serve una grande empatia e un’attitudine alla valorizzazione del singolo. Come anticipato, un percorso del genere deve necessariamente basarsi sull’approfondimento del digital marketing, del fenomeno start-up, dei modelli di business e sullo storytelling. Saper trasmettere i valori di un’impresa o di un’attività, infatti, parte fondamentalmente dal saper comunicare correttamente e saper raccontare una storia.
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