La figura del manager all’interno di un’azienda è di fondamentale importanza, grande o piccola che sia, ha bisogno di alcune skills che lo rendano capace di gestire le persone, deve capirle e inserire tali in un ambiente in cui possono funzionare e migliorare, ma se non è capace tutti coloro che dipendono da lui (o da lei) saranno al contrario insoddisfatti e, più o meno, non avranno un rendimento che raggiunga un ottimo risultato.
La questione di come dev’essere un buon manager, un CEO perfetto, un responsabile capace di valorizzare le risorse dell’azienda è così importante che Google, una delle aziende più attente ai temi del management e della gestione delle proprie risorse umane, ha deciso di fare una ricerca riguardo questo tema, che prende il nome di Project Oxygen.
L’idea alla base della ricerca è stata proprio quella di trovare una serie di caratteristiche riconoscibili che siano, per dei buoni motivi, quelle che deve avere un buon manager, in modo da insegnarle al personale già interno a Google, ma anche così da ricercarle nelle future assunzioni dell’azienda guidata da Sundar Pichai.
Google ha cercato di identificare i tratti comuni tra i suoi manager con i rendimenti più alti. Sulla base di ricerche interne, Google ha poi applicato le scoperte ai suoi programmi di sviluppo manageriale. Nel corso del tempo, ha trovato che pubblicizzando e formando i manager su questi principi chiave, sono stati registrati miglioramenti all’interno del team in tutti i punti di vista: produttività, successo, fidelizzazione e infine il benessere.
Di seguito, i comportamenti che fanno un ottimo manager a Google:
1. È un buon coach. Investono il tempo e l’energia per istruire anche gli altri componenti del team e crede che possano crescere in skills.
2. Dà potere alla sua squadra e non controlla in modo eccessivo. La supervisione eccessiva è uno dei grandi errori dei manager deboli. Deve essere flessibile e dar spazio alla squadra.
3. Deve creare un ambiente di team inclusivo, orientato al successo e al benessere. Far diventare il team partecipe per il raggiungimento degli obiettivi. Non si deve creare un ambiente in cui si ha il timore nel porre domande, ci vuole libertà di parola, pensiero e proporre sempre nuove idee.
4. È produttivo e orientato ai risultati in quanto sono la base per il successo. I colleghi devono trovarsi a loro agio, per poi produrre gli obiettivi desiderati. Deve mostrare al suo team come ottenere i risultati nel migliore dei modi.
5. È un buon comunicatore: ascolta e condivide le informazioni.Troppi manager non hanno successo perché non riescono a comunicare. La comunicazione non può essere top-down né unidirezionale. È essenziale dimostrare di essere un buon ascoltatore ed investire il suo tempo ascoltando i collaboratori.
6. Supporta gli avanzamenti di carriera e discute le prestazioni. Si deve concentrare su ciò che lui può fare per loro: e su come può lavorare per raggiungere gli obiettivi, suoi e dell’azienda. Le prospettive di carriera sono essenziali: dare alla squadra gli strumenti di cui ha bisogno per crescere. Il feedback (positivo e costruttivo) è importante.
7. Ha una visione/strategia chiara per il suo gruppo. Se il manager non ha una visione e una strategia chiara, chi lavora con lui può progredire? Il capo imposta, getta le basi e traccia la direzione che il team deve seguire.
8. Ha competenze tecniche fondamentali per dare consigli al team. La sostanza conta. I manager non “fanno i capi” quando diventano manager: al contrario, diventano molto più impegnati. Non solo può contribuire a risultati migliori, ma può anche ottenere credibilità coi collaboratori quando dimostra la sua competenza tecnica.
9. Collabora con tutti gli altri reparti di Google. Il suoi settore non è isolato. Deve collaborare con tutta l’azienda. Il team deve sentirsi parte integrante e partecipe all’interno di tutta l’azienda.
10. Ha potere decisionale. L’analisi è utile. La strategia è importante. I test di scenario forniscono attenzione. Tuttavia, non vi è alcun rimpiazzo nel potere decisionale. Può dedicare tempo illimitato all’analisi, alla strategia e ai test di scenario. È l’azione che conta.