Una banana attaccata a un muro bianco con del nastro adesivo grigio è l’opera dell’artista Maurizio Cattelan presentata ad Art Basel Miami 2019 . Titolo: “Comedian”. Se l’intento dell’artista era quello di smuovere l’opinione pubblica ancora una volta si può considerare soddisfatto.
Per chi si fosse perso qualche pezzetto di storia: Maurizio Cattelan, nasce a Padova il 21 Settembre 1960, un alone di mistero avvolge le notizie riguardanti la sua biografia ufficiale. Quel che è certo, è che la sua arte si caratterizza fin dagli esordi dissacrante e futurista. Scultura ed estrosità si combinano in performance in cui l’happening – forma d’arte contemporanea sviluppatasi nei primi anni 60 prima in America e poi in Europa – fa da protagonista.
Tra le opere più provocatorie: la Nona Ora che mostra Papa Giovanni Paolo II a terra colpito da un meteorite, L.O.V.E popolarmente conosciuta come Il dito è la scultura esposta nel cuore di Milano in Piazza degli Affari, acronimo di “libertà, odio, vendetta, eternità” che mostra una mano col solo dito medio alzato. Fecero discutere anche diverse mostre avente la presenza di diversi animali imbalsamati, nessuno escluso: asini, cani, gatti, galli, ma anche cavalli e piccioni (e la lista sarebbe ancora lunga).
Opere shock costruite con l’intento di non solo far infuriare gli animalisti, che più volte hanno manifestato per le sue mostre, ma anche di creare uno stato nello spettatore di agitazione, disgusto, smarrimento. Lontani ormai anni luce dall’estasi, dalla bellezza, dalla “perturbanza” dell’arte classica, in cui allo spettatore non restava altro che perdersi e lasciarsi trasportare alla visione di tale spettacolo.
Eppure ad oggi le opere di Cattelan sono tra le più quotate per un artista italiano vivente. È più che lecito chiedersi quindi: siamo noi che non riusciamo più a capire l’arte o l’arte è così cambiata tanto da non essere più capita?
Intanto il fenomeno Cattelan cresce ogni giorno di più, diventando un tormentone sui social: omaggi o prese in giro (?): divertenti e esilaranti le proposte delle pagine Facebook, sbizzarrendosi con la sostituzione della banana con soggetti più disparati, immancabili pure i riferimenti politici con la sostituzione della faccia di Matteo Salvini all’altra opera a tema del 1999. Non sono mancate, inoltre, parole – dure – da parte del critico d’arte Vittorio Sgarbi, il quale attraverso un suo post paragona “la banana” con la Cappella Sistina chiedendosi: «Spiegatemi come siamo passati da questo (indicando l’opera di Michelangelo) a questo?».
Enrico Mentana, postando un articolo a tema, scrive sarcastico: «Qualche centinaio di anni fa fioccavano gli imitati di Arciboldo. Oggi ci si accontenta». Ma come ha detto qualcuno, l’importante è che se ne parli, e di Cattelan eccome se ne sta parlano!
Come non cogliere quindi, l’occasione da parte delle aziende di cavalcare l’onda, e di fare del fenomeno Cattelan, un oggetto per l’instant marketing vale a dire quel tipo di marketing che sfrutta i contenuti virali, popolari e caldi – del resto il ferro va battuto quando ancora è caldo!
Preservativi al posto dello scotch, la Falanghina e la salsiccia calabrese al posto della banana, e per ultimo l’omaggio dato da una Pasticceria milanese che ha tratto l’ispirazione dall’opera di Cattelan creando un panettone arricchito con canditi alla banana, ricoperto di pasta da zucchero bianca a simulare la parete a cui la banana è attaccata con del nastro adesivo, il tutto realizzato in pasta da zucchero.
Insomma, un’opera valutata 120 mila dollari, che mai nessuno avrà il piacere di possedere perché mangiata – subito dopo essere stata venduta – da un altro artista, David Datuna, e che ancora oggi continua a fatturare e soprattutto a far parlare di sé.