Il Festival di Sanremo n°70 che si è appena concluso ha visto come vincitore Diodato con il brano Fai rumore. Il cantautore di origini tarantine si aggiudica il premio con una melodia che arriva dritta al cuore. Secondo classificato Francesco Gabbani con il singolo Viceversa, terzi i Pinguini Tattici Nucleari con l’energetica Ringo Star.
Un Festival impegnato e impegnativo quello condotto da Amadeus e terminato con una finale conclusa con il botto, 60,6% di share; per trovare una percentuale più alta occorre tornare alla finale del festival condotto da Pippo Baudo nel 2002. Vertici Rai soddisfatti degli ascolti del festival, «record del millennio» afferma entusiasta il direttore di Rai1 Stefano Coletta suscitando così la commozione del conduttore: «Sono l’uomo più felice del mondo. Perché è vero che ho realizzato un sogno e tutto quello che è accaduto, è quello che io volevo realizzare fin da agosto. È stata una scommessa perché il numero 70 imponeva di fare qualcosa di diverso, di speciale. La Rai mi ha dato totale fiducia e io credo di aver ripagato questa fiducia» ha dichiarato Amadeus in conferenza stampa finale. Complici del successo Rosario Fiorello e Tiziano Ferro che hanno regalato al pubblico gag, siparietti deliziosi e spezzoni musicali di spessore. Fiorello si dimostra essere un’ottima spalla del conduttore, pronto a prendere le redini della situazione come nel caso dell’esibizione interrotta di Sincero di Bugo e Morgan, quando improvvisamente la musica s’è interrotta e gli spettatori hanno assistito all’uscita di scena di Bugo che ha lasciato il palco, lo showman siciliano è comparso sul parco per placare gli animi: “Mi hanno detto corri vai vai, sta peè succedè qualcosa. Questo Festival è bellissimo. Chi si è sentito male? Che è successo?” riuscendo così a sdrammatizzare in un momento di forte tensione.
“Questo Festival è bellissimo” ha detto quindi, il Fiore nazionale sul palco, un Festival che sicuro ha emozionato e mai annoiato. Imprevisti e polemiche hanno segnato il Festival 70° già dalla prima conferenza stampa, ricordata da tutti a causa delle uscite infelici (e ingenue) del conduttore al momento della presentazione delle co-conduttrici: Rula Jebral -che nella prima serata ha commosso l’Ariston con un monologo da brividi – e Diletta Leotta nella prima serata, Laura Chiment, Emma D’Aquino e Sabrina Salerno nella seconda, Georgina Rodríguez e Alketa Vejsiù nella terza, Antonella Clerici e Francesca Sofia Novello nella quarta – e per la finale Leotta, Novello e Salerno.
Di questo Sanremo ricorderemo soprattutto gli importanti messaggi legati alla libertà di genere e di espressione: il monologo di Tiziano Ferro che ha emozionato gli ascoltatori con parole profonde e potenti: «Tra due settimane compio 40 anni. A 40 anni, per la prima volta ho sognato Dio. Aveva il viso di un adolescente e mi diceva che ho strappato a morsi la vita che volevo. A 40 anni, ho scoperto che non voglio essere una persona alterata dal male. Dove l’arroganza urla, il silenzio elegantemente afferma. A 40 anni ho imparato che non bisogna negarsi all’amore del padre e della madre, mai, né per orgoglio né per timore. L’amore è un lavoro lento e faticoso, fatto di mediazione e di pazienza. Basta ascoltare. A 40 anni so che nessuno può vedere quanto è bello l’amore se non condividi col mondo il tuo sorriso da innamorato».
“L’inetichettabile” Achille Lauro che porta al festival esibizioni stravaganti ma di forte impatto visivo ed emozionale, scrive sul suo profilo Instagram: «Ho sempre contaminato un genere con l’altro cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare.
Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Un pièce teatrale lunga 4 minuti.
“Me ne frego” è un inno alla libertà sul palco più istituzionale d’Italia.
La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla “zona comfort” il posto in cui accadono i miracoli. Me ne frego è un inno alla libertà di essere ciò che ci si sente di essere […] Menefreghisti positivi, uomini e donne liberi da qualsiasi logica di potere personale.
Un Santo che se ne è fregato della ricchezza e ha scelto la “libera” povertà, un cantante che se n’è fregato dei generi e delle classificazioni sessiste, una Marchesa che a dispetto del suo benessere ha scelto di vivere lei stessa come un’opera d’arte, diventando una mecenate fino a morire in povertà e una regina che ha scelto la morte, evitando di curarsi abdicando, pur di restare lì a proteggere e vivere per il suo popolo. La condizione essenziale per essere umani è essere liberi.»
Messaggi d’amore, di sesso e di bellezza anche per i 40 minuti in cui il premio Oscar Roberto Benigni legge il “Cantico dei Cantici”.
Un Festival che non ha deluso, con scalette così piene da scatenare commenti irriverenti riguardo la durata – terminando oltre le ore 2 di notte- del resto era il tempo necessario per dare spazio alle 24 canzoni in carica, e poi si sa Sanremo è sempre Sanremo, e gli perdoniamo tutto.