La Gibson, leggendaria azienda di chitarre e bassi, ha dichiarato bancarotta. Anche chi ha fatto la storia della musica, fornendo strumenti a mostri sacri del rock and roll (ma non solo!) come Jimmy Page, Angus Young, B.B Kig, Slash e tanti altri, può attraversare momenti difficili.
Si parla di crisi già da diverso tempo, complici una serie di investimenti sbagliati volti alla diversificazione delle attività dell’azienda. Nel 2011, infatti, la società acquisisce la Santon Group, mossa che porta all’apertura della Gibson Pro Audio, comparto dedicato alla produzione di cuffie, speaker e apparecchiature per Dj. Nel 2013, diventa azionista di riferimento della TEAC Corporation, società di elettronica giapponese ed, infine, nel 2014, per 135 milioni di dollari decide di acquisire anche la divisione audio di Philips.
Proprio queste mosse avrebbero portato la Gibson, nelle ultime ore, a fare ricorso all’articolo 11 del Codice della Bancarotta degli Stati Uniti, che consente ai debitori di ottenere agevolazioni per ripagare i propri debiti. E’ l’ultimo passo della società nella speranza di ridurre i debiti che, secondo CNN e Bloomberg, potrebbero aver raggiunto i 500 milioni di dollari. A quanto pare, è stata imposta dai finanziatori, la sostituzione di Henry Juszkiewicz, amministratore delegato che dirige la società dal 1986 e, in cambio, verrà fornito a Gibson un nuovo prestito di 135 milioni di dollari.
L’azienda dunque non chiuderà, ma smetterà di investire nella divisione che produce i diversi accessori elettronici ritornando a concentrarsi solo sulla sua attività principale e più stabile, quella delle chitarre elettriche e dei componenti audio professionali.
Si auspica così, riorganizzando la società e concentrandosi esclusivamente sul Core Business di ripagare i propri debiti e ritrovare una stabilità finanziaria, ma soprattutto di non dover dire addio ad un sound di cui sentiremmo molto la mancanza.