Pirelli HangarBicocca presenta la mostra “Igloos“, 30 opere dell’artista Mario Merz (Milano, 1925-2003) che a causa della loro particolare forma ricordano proprio le abitazioni degli Inuit.
A cinquant’anni dalla creazione del primo igloo, l’esposizione propone una full immersion nell’arte di uno degli artisti più rilevanti del secondo dopoguerra, con opere provenienti da collezioni private e museali internazionali, riunite ed esposte insieme per la prima volta in Italia.
La mostra è realizzata in collaborazione con la Fondazione Merz di Torino, e ha come leit motiv l’analisi della relazione tra interno e esterno, tra luogo fisico e concettuale, tra spazio individuale e collettivo.
5.500 metri quadrati delle Navate e del Cubo di Pirelli HangarBicocca saranno invasi dalle abitazioni artiche creando per lo spettatore un paesaggio inedito dal forte impatto visivo.
Ad aprire la mostra è La Goccia d’Acqua (1987), il più grande igloo mai realizzato da Merz per uno spazio interno, di dodici metri di diametro, presentato in occasione della sua mostra personale al CAPC musée d’art contemporain de Bordeaux.
Successivamente il percorso espositivo si sviluppa in nuclei che seguono un ordine cronologico, partendo dai primi igloo concepiti negli anni ‘60: Igloo di Giap (1968) e Acqua scivola (1969). Quelli degli anni ‘70: tra cui Igloo di Marisa (1972) e del 1978 ‘If the hoar frost grip thy tent Thou wilt give thanks when night is spent’ (Ezra Pound). Fino ad arrivare poi agli anni ’80, periodo in cui le opere diventano più complesse, ad esempio: Igloo del Palacio de las Alhajas e Chiaro Oscuro. Rappresentativo degli anni ‘90 è Senza titolo, (1999) realizzato per il parco del museo, in occasione della mostra personale alla Fundação de Serralves, curata da Vicente Todolí (anche curatore di questa mostra).
Gli igloo sono da intendersi come archetipo dei luoghi abitati e metafora del rapporto tra interno ed esterno, ma anche come “spazi di condivisione”, come affermato dalla figlia Beatrice Merz. Queste abitazioni prendono forma grazie ad una struttura metallica rivestita da una grande varietà di materiali naturali e industriali (come argilla, vetro, pietre, iuta e acciaio) spesso appoggiati o incastrati tra loro in modo instabile. Grande centralità è data anche all’impiego poetico ed evocativo della parola scritta, che prende forma grazie all’utilizzo del neon.
La precarietà di queste installazioni assume una forte valenza simbolica, talvolta politica, aprendo a una riflessione dell’artista sulla vita contemporanea, come afferma Merz stesso: «L’igloo è una casa, una casa provvisoria. Siccome io considero che in fondo oggi noi viviamo in un’epoca molto provvisoria, il senso del provvisorio per me ha coinciso con questo nome: igloo».
Grazie ad opere provenienti da istituzioni del calibro del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, della Tate di Londra, della Nationalgalerie di Berlino e del Van Abbemuseum di Eindhoven, questa mostra è volta a rendere omaggio alla carriera di uno dei maggiori esponenti d’Arte Povera, mettendone in luce la coerenza e la visione.
Dal 25 ottobre 2018 al 24 Febbraio 2019.