“Se istruisci un bambino, avrai un uomo istruito. Se istruisci una donna, avrai una donna, una famiglia e una società istruita”. Queste parole di Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la medicina nel 1986 e Senatrice italiana, illustrano perfettamente il valore dell’istruzione femminile.
Un diritto fondamentale che troppo spesso non viene riconosciuto alle donne, in Italia e in tutto il mondo. Ancora oggi, purtroppo, sono tantissimi gli ostacoli che impediscono alle bambine, ragazze e donne di andare a scuola ed istruirsi.
L’istruzione femminile in Italia
Di passi avanti nel nostro Paese ne sono stati fatti tanti, ma c’è ancora strada da fare, soprattutto dal punto di vista culturale.
Ancora oggi, infatti, si possono notare delle differenze di genere nella scelta dei percorsi di studio e di carriera basati su pregiudizi. Alcuni lavori sono visti come più adatti per le figure maschili, soprattutto in campo scientifico, tecnologico, ingegneristico o matematico.
Secondo il Rapporto 2023 sul Profilo dei Diplomati di Almalaurea, nonostante le studentesse italiane siano più brave in media degli studenti coetanei, nel mondo del lavoro sono penalizzate, soprattutto se hanno figli, anche se si laureano nelle discipline Stem.
Per ridurre la disparità di genere e facilitare la scolarizzazione femminile, nel PNRR sono previste alcune iniziative, tra cui incentivare lo studio di discipline Stem per le donne, per aumentare così le quote rosa in campi visti tradizionalmente come esclusivamente maschili.
L’istruzione femminile nel mondo
L’articolo 2 della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza prevede che tutte le bambine e bambini godano degli stessi diritti. Ma nel mondo sono ben 132 milioni le bambine e ragazze che non frequentano la scuola.
Secondo l’UNICEF, le barriere più significative che ostacolano l’accesso all’istruzione femminile, e più in generale il loro benessere, si presentano durante l’inizio dell’adolescenza. “Le norme di genere e la discriminazione aumentano il rischio di gravidanze indesiderate, HIV e AIDS e malnutrizione. Soprattutto in situazioni di emergenza e in luoghi in cui le mestruazioni rimangono tabù, le ragazze sono tagliate fuori dalla scuola, dalle informazioni e dai prodotti per l’igiene mestruale di cui hanno bisogno per rimanere in salute e al sicuro”.
Gli esempi più recenti di discriminazione sono avvenuti in Afghanistan, dove le ragazze non possono frequentare le scuole superiori né l’università perché l’istruzione femminile “non è islamica” ed è “contraria ai valori afghani”.
In Iran negli ultimi mesi si sono registrati diversi casi di sospetto avvelenamento di studentesse nelle scuole di diverse regioni del Paese. Si tratta di centinaia di casi, l’ultimo dei quali è avvenuto solo tre giorni fa. Secondo gli attivisti, è una campagna mirata contro le donne che hanno partecipato alle proteste anti-governative scatenate dalla morte di Mahsa Amini mentre era in custodia della polizia morale.
L’impegno di eCampus
L’Università eCampus è da sempre impegnata nella difesa al diritto allo studio femminile e delle donne, fondando tra gli altri il Centro di Ricerca sull’Apprendimento e sul diritto allo studio (CRAD) e partecipando al progetto SAVED della Regione Lombardia fin dal 2018.
In collaborazione con la Fondazione Mama Sofia, sono disponibili 43 borse di studio in ricordo dell’Ambasciatore Luca Attanasio. Le borse sono valide per l’iscrizione a un corso di laurea triennale o magistrale presso l’Università eCampus e per altrettanti corsi abilitanti di italiano, grazie anche al supporto di Vexavit e ANPIT. Gli studenti beneficiari saranno selezionati da 12 Paesi: Afghanistan, Albania, Algeria, Etiopia, Libia, Marocco, Niger, Nigeria, Repubblica del Congo, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Tunisia.