L’emergenza violenza a scuola, purtroppo, continua. Dall’inizio del 2024, le aggressioni contro il personale scolastico sono state ben 27, all’incirca un caso a settimana. Una cifra spaventosa se si considera che in tutto il 2023 sono state 36.
In questo contesto così difficile, il Ministro dell’istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in collaborazione con il Ministro della Giustizia Carlo Nordio stanno valutando i prossimi passi, in primis quello di costituire lo Stato come parte civile nel giudizio penale.
Le responsabilità dei genitori
I ministri stanno lavorando ad una norma che contempli il danno reputazionale da parte di chi aggredisce un dipendente scolastico così da rendere automatico il risarcimento. Nel caso in cui lo studente fosse minorenne, i genitori dovranno farsene carico.
A seguito di un altro episodio di aggressione a Taranto in cui un preside è stato aggredito da un genitore, Valditara ha dato mandato all’avvocato generale dello Stato “di valutare di costituirsi parte civile nel giudizio penale contro i due aggressori per tutelare lo Stato contro il danno di reputazione che ha subito la scuola”.
“Toccando anche nel portafoglio chi è responsabile dell’educazione dei propri figli, forse un’inversione di rotta si riuscirà ad ottenere”, ha affermato il Ministro.
Le nuove leggi
Al Corriere della Sera, il Ministro spiega così la decisione: “Anche l’istituzione ha subito un danno. Un danno di immagine. Tocca al giudice decidere se riconoscerci come parte civile, ma se lo farà i soldi del risarcimento andranno alla scuola del preside aggredito. Chi aggredisce un dipendente scolastico aggredisce lo Stato”.
Il governo sta lavorando anche su un disegno di legge che mira a dar maggior peso al voto in condotta come strumento di prevenzione contro gli atti di bullismo e violenza, che andrà anche ad influenzare il voto di maturità.
Intanto, dopo essere stata approvata alla Camera, in questi giorni arriverà in Senato la proposta di legge della Lega che prevede l’inasprimento delle pene per chiunque usi violenza nei confronti di un professore. Ma Flc Cgill e Uil non sono d’accordo: “La frequenza di questi episodi ci allarma e ci mette di fronte a un problema di profondo disagio giovanile, che non va combattuto con metodi repressivi, ma va affrontato mettendo in campo iniziative di ascolto e promuovendo un modello di scuola impegnata nel formare cittadini consapevoli”.