Vi è mai capitato di sentir dire che chi balbetta è più intelligente? Sicuramente sì, e in quelle occasioni avrete pensato si trattasse di una credenza infondata. Tutt’altro! Pare che ci sia del vero in tutto questo, e a confermarlo sono esimi professionisti del linguaggio. In un’intervista a Il Giornale Donatella Tamaiuoli – direttore del Crc (Centro di ricerca e cura della balbuzie, dei disturbi del linguaggio e dell’apprendimento), spiega: “chi ha questo disturbo è spesso molto intelligente e possiede doti inespresse”. Del resto è sufficiente volgere lo sguardo al passato per sincerarsi dello stretto legame tra acume e tartagliamento: personaggi dall’indiscusso carisma ripetevano ossessivamente le sillabe nel tentativo di completare i discorsi, eppure oggi non li ricordiamo per il loro legame tormentato con la parola, ma per ben altri meriti, a significare che hanno fatto strada. Eccome se l’hanno fatta!
Balbuzienti celebri
Mosè era balbuziente e la Sacra Scrittura ne rende testimonianza; il profeta israelitico parlava per bocca del fratello Aronne. E che dire di Esopo, schernito dai compagni per il suo balbettio? Il vilipendio di cui fu preda lo spinse a cercare rifugio nel mondo della fantasia, da cui scaturirono indiscussi capolavori favolistici; non riuscendo a dare forma alle immagini attraverso la parola, per farlo si servì della penna. Nella lista figura perfino Demostene, il quale, tenendo dei sassolini in bocca per consiglio di Plutarco, si allenava a superare i propri limiti legati al linguaggio. Anche Alessandro Manzoni avrebbe avuto molto da dire sull’argomento. Il celebre autore de I promessi sposi, a causa del suo balbettio, dovette rinunciare alla vita politica. Poco male, ciò gli permise di donare alla storia incommensurabili capolavori di letteratura.
Non i soli timidi tartagliano
E benché il tartagliamento sia spesso associato a personalità timide e ritrose diede il tormento anche al primo ministro inglese Winston Churchill. Il suo piglio d’acciaio lo rese però un balbuziente insospettabile. Durante i comizi si serviva di lunghe pause utili a imbrigliare il disturbo, che conferivano ancor più pregnanza e solennità alle sue orazioni. L’elenco prosegue con Virgilio, Carlo X, Charles Darwin, Luigi XIII, Marilyn Monroe, Isaac Newton, Theodore Roosevelt, Italo Calvino. Ma il più celebre di tutti è senz’altro re Giorgio VI, al cui balbettio il cinema dedicò perfino un film: il discorso del re. Ma vi siete mai chiesti cosa accada nel cervello del balbuziente? La scienza l’ha fatto…
La spiegazione scientifica
Uno studio del Children’s Hospital di Chicago, pubblicato su Human Brain Mapping, ha reso noto che, nei soggetti affetti da balbuzie, si verifica un ridotto afflusso di sangue nelle regioni dell’encefalo deputate all’elaborazione della parola. Il ricercatore Jay Desai ha spiegato: “il flusso sanguigno è inversamente proporzionale alla gravità della balbuzie”.