È uscita solo lo scorso 15 luglio la serie Netflix il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio e già non si parla d’altro. L’opera ricostruisce uno dei più clamorosi episodi di cronaca nera partendo dal punto di vista di Massimo Bossetti, sul quale grava una condanna all’ergastolo per l’omicidio della giovane Yara Gambirasio, 13enne di Brembate di Sopra brutalmente assassinata nel novembre del 2010. La docuserie, diretta da Gianluca Neri e scritta da Carlo G. Gabardini, Elena Grillone, si sviluppa in cinque episodi e vede lo stesso Neri, dal carcere, raccogliere la testimonianza di Bossetti.
Un’opera divisiva
Le opinioni sull’opera sono nettamente contrapposte: c’è chi sostiene che essa obbedisca fin troppo al trend del revisionismo ossessivo, tipico di oggigiorno e inaugurato da casi di cronaca come la strage di Erba, e chi afferma che le indagini della docuserie mettano in luce lacune, dubbi e incongruenze su cui sarebbe il caso di soffermarsi. Seppur implicitamente il caso Yara insinua nello spettatore il sospetto di un clamoroso errore giudiziario e pone un interrogativo la cui eco rimbomba anche a tv spenta: gli indizi appannaggio della procura sono sufficienti a tenere in carcere Bossetti?
Gli indizi di colpevolezza
A proposito di indizi, diamogli un’occhiata: il DNA di Bossetti trovato sugli indumenti della vittima, le telecamere che hanno ripreso il furgone nel tratto di 700 metri da casa della ragazza alla palestra in cui si allenava (era una piccola e promettente campionessa di ginnastica ritmica), calce e altre sostanze trovate addosso a Yara e le celle telefoniche che davano il cellulare dell’uomo nel comune in provincia di Bergamo. La raccolta del materiale, iniziata nel 2017, si compone di migliaia di pagine di documenti, immagini, audio e video, ma la docuserie di Neri arricchisce il già vasto repertorio con materiale inedito, ovvero interviste sia a Bossetti sia alla moglie Marita.
Il ruolo dei media
Attorno all’opera aleggia un altro grande dubbio: è possibile che politica e media abbiano influenzato gli esiti della vicenda? La colpevolezza di Bossetti, decretata il 12 ottobre 2018, sembrava segnare l’epilogo del caso Gambirasio, ma oggi tutto potrebbe essere rimesso in discussione. Il tutto per volere di una serie tv, a suggello di un fenomeno del quale è impossibile non tenere conto: giustizia e intrattenimento risultano sempre più annessi.