In arrivo due nuovi farmaci per il trattamento del morbo di Alzheimer

da | Nov 29, 2024 | Scienze e Tecnologia

Il morbo di Alzheimer, la più comune forma di demenza degenerativa, continua a mietere timore, ma la medicina ha sempre più frecce al suo arco atte a contrastare questo mostro. Ad esempio, c’è grande attesa per il farmaco rivoluzionario che verrà reso disponibile a partire dal 2025. Costituisce una vera e propria speranza nella cura della malattia, quando è agli albori. Si tratta del Lecenemab, anticorpo monoclonale per le fasi iniziali dell’Alzheimer.

Promesse del farmaco

Riuscirebbe a rallentare con efficacia l’avanzata dell’Alzheimer. L’Ema dovrà dare il suo parere per l’eventuale ok al Donanemab, un altro anticorpo monoclonale simile che viene prodotto dall’azienda Ely Lilly. Entro i primi mesi del 2025 i due nuovi medicinali dovrebbero essere disponibili anche in Europa e prescritti dagli specialisti laddove sarà possibile.

Tuttavia pare che, in un primo momento, a beneficiare della terapia sarà solo una platea ristretta di pazienti. A tal proposito, il prof. Marco Bozzali, associato di neurologia all’Università degli Studi di Torino e presidente di Sin-Dem, Associazione autonoma aderente alla Sin per le Demenze, ha spiegato: “In una prima fase parleremo di una platea candidabile alla terapia che non supererà il 10% dei pazienti con malattia di Alzheimer diagnosticata“.

Le categorie escluse

Diamo un’occhiata alle categorie escluse dal trattamento e alle ragioni per cui si è deciso di interdire, in determinati casi, l’impiego di Lecenemab e Donanemab: il Lecanemab andrà a intaccare le placche di beta amiloide che colpiscono il cervello bloccando l’avanzata dell’Alzheimer ma le controindicazioni sono significative per i pazienti che non rischiano patologie cerebrovascolari e cardiovascolari.

Non potrà essere assunto anche dal 2% dei pazienti con Alzheimer che presentano una doppia copia del gene ApoE4 perché potrebbero andare incontro a rischi che superano i benefici: da vertigini e disturbi visibi all’emorragia cerebrale nei casi più gravi. Secondo i risultati scientifici, non potranno beneficiare di questo trattamento nemmeno le persone che utilizzano anticoagulanti perché rimane molto elevato il rischio di piccole emorragie.