Non solo disastri, l’uomo sa rendersi autore anche di prodigi. O meglio, a volte riesce a rimediare ai suoi medesimi danni. È il caso del buco nell’ozono, che dopo aver destato per anni le preoccupazioni generali, adesso sembra si stia richiudendo; il merito sarebbe nostro… Gli scienziati del MIT sono riusciti a provare che i progressi nella riduzione dell’area erosa di ozonosfera sopra l’Antartide dipendono dal bando internazionale dei composti chimici che erodono l’ozono e non, per esempio, dalla variabilità naturale dell’atmosfera. La loro scoperta è la prima dimostrazione del contributo dell’uomo alla risoluzione di un problema ambientale globale.
L’ozonosfera
L’ozonosfera è quella zona della stratosfera terrestre in cui si forma l’ozono atmosferico. Esso funge da scudo che protegge la Terra dalla radiazione ultravioletta del Sole. Nel 1985 un gruppo di scienziati della British Antarctic Survey scoprì un “buco” nell’ozonosfera che si apriva in corrispondenza dell’Antartide durante la primavera australe (da settembre a dicembre) e che permetteva ai raggi UV di raggiungere la superficie terrestre, provocando problemi di salute come melanomi e danni oculari. La scoperta che l’ozonosfera si stava lesionando risale al 1985. Fu in quell’anno che un gruppo di scienziati della British Antarctic Survey scoprì un “buco” nell’ozonosfera che si apriva in corrispondenza dell’Antartide durante la primavera australe e che permetteva ai raggi UV di raggiungere la superficie terrestre. Con quali implicazioni, vi starete chiedendo. Tra le meno auspicabili, melanomi e danni oculari.
È in atto il recupero dell’ozono stratosferico
Ma adesso, come testimonia una ricerca pubblicata su Science e coordinata da Susan Solomon, chimica dell’atmosfera al Massachusetts Institute of Technology di Boston, vi sarebbero chiare evidenze del recupero dell’ozono stratosferico. Stando ai pronostici di Solomon, se il recupero continuerà di questo passo arriverà un anno, probabilmente attorno al 2035, in cui il buco dell’ozono sull’Antartide si sarà del tutto richiuso. E, con il tempo, questo cambiamento si consoliderà. «Questo ci dà anche la fiducia di poter risolvere i problemi ambientali. Ciò che possiamo imparare dagli studi sull’ozono è come diversi Paesi possono rapidamente seguire questi trattati per ridurre le emissioni» ha spiegato Peidong Wang, ricercatore al MIT nel gruppo di Solomon e primo autore del lavoro.