Sono passati 168 anni da quando il 21 agosto 1857 Charles Baudelaire e il suo editore Auguste Poulet-Malassis furono condannati da un tribunale francese e costretti alla censura per oltraggio alla morale pubblica e offesa alla morale religiosa.
La ragione? Due mesi prima fu pubblicato per la prima volta I fiori del male, una raccolta di liriche scritte da Baudelaire ed edita da Poulet-Malassis che cambiò per sempre il panorama della poesia francese e mondiale, la cui influenza è sentita tutt’oggi.
I fiori del male e la censura quasi immediata
I fiori del male comprende quasi tutte le poesie scritte da Baudelaire a partire dal 1840, e suscitò fin da subito opinioni contrastanti tra critica e pubblico: gli argomenti trattati nell’opera infatti sono cupi, spesso scabrosi, provocatori, incentrati sull’erotismo e sulla decadenza, con una forte componente simbolica.
Appena pubblicato, I fiori del male attirò l’attenzione delle autorità per via dei temi, del linguaggio audace ed inquietante delle poesie. Giudicate una minaccia all’ordine pubblico, un affronto verso la morale pubblica e religiosa, Baudelaire e l’editore finirono sotto processo. In particolare, nel mirino della magistratura finirono sei poesie: Les Bijoux, Le Léthé, À celle qui est trop gaie, Lesbos, Femmes damnées e Les Métamorphoses du Vampire.
Il 21 agosto i giudici francesi condannarono l’autore e l’editore per reato di oltraggio alla pubblica. Baudelaire fu multato per 300 franchi, Poulet-Malassis per 100 marchi, e le sei poesie incriminate furono eliminate dalla raccolta per “un realismo volgare e offensivo per il pudore” e per “passaggi o espressioni osceni e immorali”.
Le edizioni successive e la riabilitazione
Nonostante le sanzioni e le censure, l’opera continuò a circolare, anche se in forma censurata priva delle sei poesie, e il successo alimentò il clamore attorno a Baudelaire e ai suoi versi. Fino alla sua morte avvenuta nel 1867, il poeta continuò a scrivere e a difendere i suoi versi e la loro dignità.
Gli anni successivi, la condanna e la censura subita da I fiori del male fu spesso oggetto di dibattito pubblico. Col passare del tempo sempre più giuristi si convinsero del fatto che la sentenza fosse un grave errore giudiziario, soprattutto perché l’opera fu riconosciuta come un punto di svolta nella poesia occidentale moderna.
Solo nel 1949 la Corte di cassazione francese annullò la condanna del 1857 poiché le poesie incriminate “non contengono alcun termine osceno o volgare e non superano, nella loro forma espressiva, le libertà concesse all’artista; che se alcune poesie hanno potuto, per la loro originalità, allarmare alcuni spiriti all’epoca della prima pubblicazione de I fiori del male e apparire ai primi giudici come offensive al buon costume, tale valutazione, che si attiene solo all’interpretazione realistica di queste poesie e trascura il loro significato simbolico, si è rivelata di carattere arbitrario; che non è stata ratificata né dall’opinione pubblica, né dal giudizio dei letterati.”
E così, dopo più di novant’anni dalla sentenza originale, anche in Francia è possibile leggere integralmente I fiori del male così come Baudelaire voleva.