185 anni fa nacque Giovanni Verga, il maestro del verismo italiano

da | Set 2, 2025 | Pionieri e visionari

Il 2 settembre 1840 a Catania nacque Giovanni Verga, uno degli scrittori più influenti del XIX secolo e maestro del verismo italiano, in grado di raccontare in modo crudo, realistico ed autentico le condizioni sociali e culturali del mondo che lo circondava, in particolare quello siciliano.

Verga catturò la realtà a lui contemporanea in capolavori come I Malavoglia, Mastro-don Gesualdo e nelle novelle raccolte in Vita dei Campi, grazie ai quali si guadagnò il posto nel lungo elenco degli scrittori italiani più importanti della letteratura.

Le prime opere

Nato in una famiglia benestante che gli permise di seguire un’educazione approfondita, Verga si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’Università di Catania nel 1858, ma la passione per la letteratura e per la scrittura rimasero al centro dei suoi interessi.

Verga inizialmente fu influenzato dal romanticismo e dall’idealismo, ma col passare del tempo si avvicinò sempre più alla letteratura naturalista francese caratterizzata da una narrazione oggettiva, aderente alla realtà.

Le sue prime opere maggiori come Una peccatrice (1866) e Storia di una capinera (1870) presentano ancora caratteristiche tipiche del romanticismo, ma si inizia ad intravedere l’interesse di Verga per temi sociali e psicologici legati alla condizione umana e alle difficoltà della vita. Negli anni successivi l’autore abbandonò gradualmente il romanticismo per concentrarsi sul verismo, il cui obiettivo è raccontare nella maniera più oggettiva possibile senza edulcorazioni.

Il verismo e i capolavori

La svolta verso il verismo arrivò con la novella Rosso Malpelo, pubblicata per la volta sul quotidiano Il Fanfulla nel 1878 e in seguito inclusa nella raccolta Vita dei Campi del 1880. La novella racconta la storia di Rosso Malpelo, un ragazzo siciliano che lavora nelle cave di rena rossa come minatore. Il giovane è chiamato così per via dei suoi capelli rossi, allora simbolo di cattiveria e per questo disprezzato dai suoi colleghi. Nella novella sono trattate tematiche come l’emarginazione, lo sfruttamento e la tragicità del destino.

Verso la fine dell’Ottocento, Verga scrisse i due romanzi più noti e considerati i suoi capolavori: I Malavoglia (1881) e Mastro-don Gesualdo (1889). Il primo romanzo è incentrato sulla famiglia di pescatori Toscano, detti Malavoglia, che vive e lavora in un piccolo paese siciliano nei pressi di Catania. Il romanzo segue questa famiglia umile nella Sicilia rurale, tra i loro desideri, cultura e scelte, ma che comunque è segnata dal destino tragico ed inevitabile.

Mastro-don Gesualdo esplora il tema delle classi sociali e delle loro differenze attraverso la storia del protagonista, Gesualdo Motta, che da umile contadino nel corso della sua vita riesce ad arricchirsi ma non riesce a superare le barriere sociali e ad entrare nella nobiltà. A differenza de I Malavoglia, questo romanzo fu accolto positivamente dalla critica.

Con il suo stile asciutto, oggettivo e intenso, le opere di Verga hanno cambiato la letteratura italiana, influenzando generazioni di scrittori e registi italiani e di tutto il mondo, fondando un nuovo modo di raccontare la realtà in modo onesto e crudo.