C’è chi lo considera una leggenda metropolitana e chi lo eleva a superpotere della mente. L’effetto placebo divide da sempre: c’è davvero qualcosa che accade nel corpo, o è solo un trucco della psiche? La scienza, negli ultimi anni, ha fatto un passo avanti enorme. E la risposta è sì: l’effetto placebo esiste. Ma non nel modo in cui lo immaginiamo. Quando pensiamo al placebo, pensiamo a una pillola di zucchero che “guarisce” qualcuno solo perché ci crede. La realtà è ben altra. Non è la compressa finta a fare il miracolo: è il cervello che, convinto di ricevere un farmaco, attiva circuiti interni potentissimi.
Gli studi
Studi di neuroimaging lo hanno mostrato chiaramente: si accendono le aree del cervello che regolano il dolore, ovvero corteccia prefrontale, talamo, sistema limbico, e vengono rilasciate endorfine, i nostri oppioidi naturali. In pratica, non “immagini” di stare meglio, ti capita davvero di provare sollievo o, nella più auspicabile delle ipotesi, guarire. Le indagini del caso evidenziano che il placebo è più potente quando entra in gioco qualcosa di soggettivo. Dolore, ansia, insonnia, nausea: lì lavora davvero, perché il cervello ha un ruolo diretto nel modulare quei sintomi.
Inefficace in caso di malattie oggettive
Ma se parliamo di malattie oggettive, ad esempio un’infezione o un tumore, il placebo non le “cura”. Può migliorare la percezione dei sintomi, non eliminare la causa biologica. Questo è il dettaglio che ha spiazzato tutti. In alcuni studi clinici, ai pazienti è stato detto chiaramente: “Questa è una pillola placebo, dentro non c’è nulla”. Eppure, molti hanno riportato benefici reali. Come? Perché il solo rituale della cura, la relazione di fiducia con il medico, l’idea stessa che “qualcosa verrà fatto per te” accende quei circuiti cerebrali che modulano il dolore e lo stress.
Meccanismi biologici
Oggi sappiamo che l’effetto placebo coinvolge meccanismi biologici precisi: rilascio di endorfine, dopamina, modulazione dei percorsi spinali del dolore. Non è autosuggestione sterile, è chimica pura, misurabile in laboratorio. Tuttavia occorre ridimensionare il tutto: il placebo non sostituisce le terapie tradizionali. È più opportuno guardare a esso come un alleato, non una scorciatoia.