Ieri è stata una giornata molto importante per la comunità di Assisi. Dopo anni di restauri, finalmente è stata riaperta l’antica porta del Vescovado da cui San Francesco passò prima di spogliarsi di tutti i suoi beni davanti al vescovo Guido e pronunciò le parole “Padre nostro, che sei nei cieli”, e non più “Padre mio Pietro di Bernardone”.
Grazie al restauro, la porta è tornata ad apparire come 800 anni fa, proprio come ai tempi del Santo di Assisi. La riapertura è stata fatta dal vescovo, mons. Domenico Sorrentino, ed è stata accompagnata da una benedizione di Papa Francesco. “In occasione della riapertura, dopo 800 anni, della porta del Santuario della Spogliazione, dove San Francesco d’Assisi rinunciò ai suoi beni e si spogliò delle sue vesti, assicuro la mia vicinanza spirituale e, invocando la protezione della Vergine Maria, di cuore imparto la mia benedizione a quindi prenderanno parte al sacro rito”, così si legge nella benedizione del Pontefice.
Una lunga storia
La porta antica è stata trovata dopo alcuni studi storici effettuati dallo storico Francesco Santucci nel 1994 e per riportarla alla luce sono stati necessari dei lavori che hanno richiesto di scavare per cinque-sei metri.
Ma il restauro del Vescovado non riguarda solo la porta. Grazie a un finanziamento della Conferenza episcopale italiana e del Ministero della cultura, l’intero complesso tornerà come ai tempi di San Francesco e, al termine dei lavori di restauro, sarà visitabile da turisti e pellegrini. “Proseguiremo nel progetto. Ad Assisi è difficile creare delle novità, ma la novità era nella parte antica e oggi è emersa.”, ha dichiarato il vescovo.
Sorrentino prosegue: “In queste pietre si può ascoltare la storia”. E infatti quelle pietre ne hanno vista passare di storia. Sotto il Santuario della Spogliazione si trovano i resti della Assisi precristiana, soprattutto all’interno della casa di Properzio. E facendo un balzo avanti nel tempo, accanto l’antica porta del Santuario sorge il Museo della Memoria dove l’allora vescovo Nicolini e i cittadini di Assisi stabilirono una rete collaborativa che salvò oltre 300 ebrei dai nazifascisti.