È un dibattito che si riaccende ciclicamente quello dei test di ammissione per la facoltà di Medicina, soprattutto in seguito allo scandalo emerso a inizio settembre in cui le risposte ai quesiti del test venivano venduti a 20 euro su gruppi Telegram.
Su questo argomento è stata lanciata una petizione online su Change.org da parte del Comitato per l’abolizione del numero chiuso a Medicina, che ha raccolto oltre 40 mila firme. Ma a difendere il test sono scese in campo diverse associazioni di categoria che rappresentano i rettori e i medici.
La petizione
La petizione chiede alla ministra dell’Università e della Ricerca (MUR) Anna Maria Bernini di “assumersi le sue responsabilità” perché sia rivisto “profondamente il sistema d’accesso alla formazione medica considerando improcrastinabile l’abolizione del numero chiuso. Il metodo attuale d’accesso alle professioni mediche non tiene infatti conto né delle esigenze reali del nostro sistema sanitario né prevede un sistema di selezione legittimo e meritocratico.
Il Comitato cita anche l’ultimo scandalo di settembre, definendo il test “la peggiore procedura selettiva di sempre” in cui “non è stata la preparazione ad essere premiata, né è stato l’impegno ad avere la meglio. Non è stata la casualità di un quiz iperspecialistico e la fatalità di un sistema “equalizzato” aleatorio a decretare chi potrà proseguire la propria strada e chi no, ledendo quel diritto allo studio sancito dal nostro ordinamento”.
La posizione dei rettori
Per Salvatore Cuzzocrea, presidente della Conferenza dei rettori (Crui), eliminare il numero chiuso alla facoltà di medicina significherebbe “programmare di fatto un drastico crollo dell’indiscussa qualità dei corsi che in Italia formano medici e chirurghi, e minare il riconoscimento europeo della laurea stessa”.
Cuzzocrea, inoltre, sostiene che gli atenei si siano già mossi per ampliare i posti disponibili, affermando che nei prossimi 7 anni cresceranno di 30 mila unità.
“Le università hanno già fatto uno sforzo incredibile per estendere i numeri di coloro che ogni anno accedono ai corsi di laurea in Medicina così da preservare, in primo luogo, la qualità della formazione di chi domani dovrà occuparsi della salute dei cittadini. In secondo luogo, per garantire validità europea ai titoli italiani”.
La posizione della Federazione dei medici
La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo) non si è dichiarata convinta della petizione online.
“È un’iniziativa che non ci convince nel metodo né, tantomeno, nel merito. Nel metodo perché non è certo attraverso una petizione online che si può decidere una riforma cruciale e con ricadute sull’intera società come è quella della formazione dei medici”, ha dichiarato il presidente della federazione Filippo Anelli.
Quanto al merito “Far saltare, tout court e senza correttivi, il numero programmato significherebbe, come più volte rimarcato, consentire a tutti di poter accedere a Medicina, senza salvaguardare la qualità dell’informazione, che oggi il mondo ci invidia. Significherebbe non poter garantire a tutti i laureati una borsa di specializzazione, ricreando quell’imbuto formativo che ha tenuto prigioniere intere leve di medici; e che solo ora, grazie all’impegno degli ultimi Governi, compreso quello attuale, abbiamo riassorbito”.