I fiori hanno il potere di bonificare i terreni contaminati

da | Lug 18, 2024 | Attualità, Scienze e Tecnologia

E se a salvare il pianeta, oggi più che mai minacciato, fossero quegli organismi che l’hanno popolato prima di noi? I fiori per esempio. Ebbene sì, spesso dimentichiamo dei superlativi poteri della flora terrestre e ne esaltiamo la sola bellezza adornando balconi, piazze e aiuole. Ma parecchie specie botaniche, ancor più che per fragranza e bellezza, andrebbero apprezzate per le virtù disinquinanti. Non a caso piante quali vetiver, elicriso e tabacco vengono coltivate in terreni contaminati da metalli pesanti, contribuendo alla loro bonifica. Questo processo è noto come “fitorimediazione ed è stato largamente documentato in un rapporto tecnico dell’Usda (United Stated department of agriculture – USA) che ha identificato 400 specie vegetali adatte alla purificazione di acque e suoli.

Le specie più golose di metalli

Per alcune di esse, i veleni più temuti dall’uomo, costituirebbero una fonte di sostentamento assieme a tutti i nutrienti offerti dal terreno. La senape indiana e diverse felci sono ghiotte di cesio, piombo, zinco, cadmio, nichel e selenio. Canapa, vetiver, pioppi e salici invece assorbono un numero indefinito di metalli pesanti, mentre mais, cavolo, rapa e lupino bianco sono particolarmente attive nella depurazione da nichel e cromo. E che dire del girasole? La fitorimediazione si basa soprattutto sul suo impiego, tanto che un team di ricercatori nipponici, in seguito al maremoto del Tohoku, ha suggerito di piantare semi di girasole nelle aree circostanti alla centrale nucleare di Fukushima, così da rimediare all’inquinamento da cesio radioattivo. Qualcosa di simile venne messo in atto anche in occasione della tragedia ambientale che, nel 1986, afflisse Chernobyl.

L’Italia è fautrice di fitorimediazione

Non sono pochi i territori nazionali che hanno scelto di appellarsi alla fitorimediazione, peraltro con risultati lodevoli: la Sardegna, al fine di decontaminare le numerose discariche minerarie della regione, è ricorsa all’ausilio del resistentissimo elicriso, noto, oltre che per le virtù terapeutiche, anche per le mirabili capacità di adattamento. La mascotte dell’Umbria è invece il pioppo, la cui coltivazione a scopo di bonifica è stata promossa dal “progetto Remida”. Quanto invece alla canapa, grande consumatrice di diossina, se ne è valutata la piantumazione nelle aree limitrofe all’Ilva di Taranto. Gli organismi vegetali si rendono altresì funzionali a depurare l’aria interna alle abitazioni: coltivare in appartamento specie quali ficus, azalee, gerbere, aloe e crisantemi aiuta a neutralizzare gli agenti nocivi presenti su mobili e suppellettili… Inquinanti atmosferici quali formaldeide, benzene, xilene e tricloroetilene, con simili guardiani a presidiare casa, non avranno vita facile.