La riforma degli istituti tecnici e professionali è stata approvata con 156 sì, 97 e 19 astenuti dalla Camera, dopo essere stata approvata dal Senato, ed è ora legge. Presentata dal Ministro Valditara, il provvedimento istituisce la filiera formativa tecnologico-professionale. Vediamo cosa cambia con questa riforma.
Cosa cambia con la riforma
La nuova legge introduce il modello 4+2, cioè 4 anni (invece degli attuali 5), più 2 anni di specializzazione. Con questo modello, gli studenti dei percorsi quadriennali potranno avere accesso diretto ai corsi degli ITS Academy, oppure in alternativa riceveranno un titolo di studio spendibile nel mondo del lavoro al pari di un diploma quinquennale che consente di iscriversi all’università.
Nascono poi i “campus”, cioè reti che collegano l’offerta didattica degli istituti tecnici e professionali, degli ITS Academy e dei centri di formazione professionale, al fine di garantire una maggiore interazione con il mondo del lavoro. Nei campus saranno presenti esperti provenienti dalle imprese per integrare le competenze che non sono presenti tra i docenti.
Verranno potenziati, inoltre, lo studio delle materie Stem, delle lingue, la didattica laboratoriale e i Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento (PCTO).
La soddisfazione di Valditara e le critiche
“Con la nuova filiera tecnico-professionale costruiamo un canale di istruzione di serie A, in grado di dare una solida formazione ai nostri ragazzi, secondo programmi fortemente innovativi, che assicureranno competenze teoriche e pratiche di qualità, anche grazie al contributo delle imprese.”, ha dichiarato il Ministro Valditara.
La riforma ha raccolto il sostegno anche di Confindustria: “La nuova legge disegna un quadro normativo che renderà la collaborazione scuola-impresa sempre più ampia e stabile, a beneficio degli studenti che scelgono i percorsi tecnico-professionali e di tutta la scuola italiana”, ha commentato Riccardo Di Stefano, presidente dei Giovani Imprenditori e delegato all’Education e all’Open Innovation di Confindustria
Ma la riforma ha attirato diverse critiche. “Rappresenta l’avvio della privatizzazione del sistema pubblico di istruzione e della regionalizzazione dell’istruzione tecnica e professionale. […] Si costruiscono percorsi formativi di serie B, anzi ‘percorsi addestrativi’ indirizzati verso le classi sociali più svantaggiate. Un modello segregante e selettivo”, ha commentato Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil.