Corte di Giustizia UE: Google deve rimuovere informazioni false o inesatte dai risultati di ricerca

da | Dic 9, 2022 | Scienze e Tecnologia

La Corte di Giustizia UE ha rafforzato ulteriormente il diritto all’oblio dei suoi cittadini, stabilendo che i gestori di motori di ricerca devono deindicizzare un’informazione che è palesemente falsa o inesatta, senza una decisione giudiziaria.

Rimozione senza decisione giudiziaria

La decisione della Corte deriva da un caso presentato da due dirigenti di un gruppo di società di investimenti tedesco, che chiedevano a Google di deindicizzare (cioè di non mostrare) i risultati derivati da una ricerca dei propri nomi con link verso articoli che presentano in modo critico il modello di investimento del gruppo. I dirigenti hanno richiesto anche la rimozione delle loro fotografie nei risultati di ricerca.

Inizialmente, Google aveva respinto la richiesta affermando di non sapere se le informazioni contenute negli articoli fossero accurate o meno. I dirigenti hanno portato la loro istanza davanti ad un tribunale tedesco che, a sua volta, ha chiesto un parere alla Corte di Giustizia Europea.

I giudici europei nella sentenza hanno stabilito che “Il gestore di un motore di ricerca deve eliminare il riferimento alle informazioni contenute nel contenuto cui si fa riferimento, qualora il richiedente dimostri che tali informazioni sono manifestamente inesatte”.

Dimostrare l’inesattezza delle informazioni spetta alla persona che chiede la deindicizzazione, ma questa dimostrazione, come stabilito dalla Corte, non deve necessariamente risultare da una decisione giudiziaria. Come spiega l’agenzia Ansa, la persona è tenuta solo a fornire delle prove “che si possono trovare “ragionevolmente”. Deve cioè presentare “elementi di prova pertinenti e sufficienti“, idonei a corroborare la richiesta e “atti a dimostrare il carattere manifestamente inesatto” delle informazioni incluse nel contenuto indicizzato.”

Il diritto all’oblio

Il tema del diritto all’oblio è un tema complesso ed oggetto di dibattito acceso tra i sostenitori della libertà di parola e i sostenitori dei diritti alla privacy.

Il diritto all’oblio è, in sostanza, il diritto di essere dimenticati. Ogni cittadino ha il diritto di richiedere la cancellazione, aggiornamento o modifica di notizie che lo riguardi in prima persona, anche quelle notizie che possono segnare la sua reputazione.

In Europa, questo tipo di diritto è stato inserito nell’art. 17 del GDPR, regolamento 2016/679 “Diritto alla cancellazione («diritto all’oblio»)”, in cui sono indicate le condizioni che lo rendono applicabile. Come spiegato dal sito tuteladigitale.it, si può richiedere la cancellazione di notizie online e non che con il passare del tempo non sono più di interesse pubblico e non più attuali.

Il diritto all’oblio tutela la privacy dell’individuo, ma si scontra con il diritto di cronaca. Per questo, il diritto non è applicabile nei casi in cui le persone ricoprono un ruolo pubblico. Anche le persone che sono entrate a far parte della cronaca, a prescindere dal ruolo che hanno avuto, non possono richiedere la rimozione delle notizie avvalendosi del diritto all’oblio.