“The Opera! – Arie per un’eclissi”, musical di Davide Livermore e Paolo Gep Cucco aka Livermore & Cucco, è destinato a distinguersi non solo per l’originalità della sceneggiatura, ma anche per essere il primo film italiano interamente girato in un virtual set. La pellicola sarà nelle sale il 20, 21 e 22 gennaio prossimi. Presentato in anteprima mondiale alla Festa del cinema di Roma, il film è stato scritto e diretto da Davide Livermore (tenore, regista, scenografo, costumista, direttore luci, cantante, coreografo, scrittore, attore e insegnante) e Paolo Gep Cucco (direttore Creativo della società di Entertainment Design D-wok, collaboratore di artisti quali Tiziano Ferro, Cesare Cremonini e Marco Mengoni, e show designer di 4 prime della Scala).
Il mito di Orfeo e Uridice
Il mito di Orfeo e Uridice viene qui sviluppato in chiave onirica e psicologica, mentre scenografie ispirate dalle opere metafisiche di De Chirico e dalle architetture razionaliste imbibiscono di fascino la pellicola. A dare forza al film concorre altresì un cast d’eccezione. In testa, nel ruolo di Caronte Vincent Cassel, che trasporta le anime in taxi. Fanny Ardant è Proserpina, Rossy De Palma, musa di Pedro Almodovar, è Atropo. Figurano anche, Caterina Murino, Angela Finocchiaro, Charlotte Gentile e Sergio Bernal, Erwinn Schrott. Quanto a Orfeo ed Euridice sono interpretati dai talentuosi cantanti d’opera Valentino Buffa e Miriam Battistelli. I crediti includono i direttori d’orchestra Placido Domingo e Fabio Biondi, e il coreografo Daniel Ezralow. Quanto ai costumi, sono affidati a Dolce&Gabbana.
La chiosa degli autori
È così che Davide Livermore e Paolo Gep Cucco hanno commentato la pellicola che porta la loro firma: “La sfida è stata mettere insieme diverse aree. Orfeo, poi, è un mito che parla della nostra contemporaneità in modo attuale. Amore, morte, e la necessità di imparare a lasciare andare le anime”. Ed ancora: “È una storia trasportata all’interno di una narrazione che si rifà ad un linguaggio universale come la musica. Da qui l’idea: generare un’opera musical che evitasse etichette e generi“.