Avete presente l’antico adagio “mors tua vita mea”, utile a descrivere quelle situazioni in cui il danno di una persona diventa il vantaggio per un’altra? Ebbene, pare proprio che i latini avessero ragione. Stando infatti a una ricerca, tendiamo a sentirci appagati non tanto se il nostro status sociale è elevato, quanto se quello altrui è inferiore al nostro. A significare che abbiamo bisogno di sapere che c’è chi se la passa peggio di noi. Tuttavia l’interpretazione potrebbe altresì essere un’altra: ci appaga l’idea di stare qualche gradino più su rispetto agli altri per esercitare supremazia su di loro, ma soprattutto per ottenere il rispetto e l’ammirazione collettivi.
Gli esperimenti
Un team di ricerca è giunto a queste conclusioni attraverso due esperimenti, dai risvolti inaspettati, che hanno messo in luce la natura a tratti miserabile dell’essere umano: il primo test ha coinvolto 226 studenti di un’età media di 21 anni provenienti da università statunitensi, che sono stati divisi in diversi gruppi e ai quali è stato assegnato un voto da 1 a 7 sul proprio status sociale. Oltre a informarli sul proprio punteggio, a ognuno è stato riferito anche quello dei propri compagni. In generale, gli studenti si sono rivelati felici quando il proprio status sociale era più elevato di quello dei compagni. I più gongolanti in assoluto sono risultati essere quelli con uno status sociale alto, e di molto superiore a quello dei compagni; quanto ai più infelici, è evidente che si sia trattato di quelli con uno status sociale basso, e di molto inferiore a quello dei compagni.
Le inevitabili conclusioni
A conti fatti, è impossibile non concluderne che tendiamo a godere degli insuccessi altrui e a bearci dei nostri medesimi trionfi in relazione ai fallimenti di chi abbiamo attorno. Quanto al secondo test, al quale hanno partecipato 405 studenti, ha indagato la possibilità di ridurre l’impatto dello status sociale sulla felicità tramite esercizi di autoaffermazione volti a riflettere sui valori personali e migliorare così l’autostima e la resilienza. Ma gli esercizi non hanno determinato un grande cambiamento nella valutazione sullo status sociale. Insomma il nostro equilibrio, e assieme adesso la nostra felicità, non è influenzato solo dall’idea che la società ha di noi, ma anche da quella che ha degli altri.